Se vuoi sapere come agire se intrattieni un rapporto di conto corrente non puoi non leggere quanto ho da dirti in questo (primo di due) post.
Potresti sedere su un “valore” che nemmeno tu stesso puoi immaginarti.
Proprio perché tengo alla tua “educazione”, ho preferito suddividere il contenuto in due parti.
Potrai leggere la seconda parte sono nei prossimi giorni.
Prima, però, devo farti una piccola premessa.
In passato ti avevo già accennato di quanto la classica “PMI” italiana sia essenzialmente “banco centrica”.
Te ne ho parlato anche all’interno della mia newsletter riservata agli iscritti.
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Ben fatto!
Che significa che è bancocentrica?
Per quanto mi riguarda, tante (troppe) cose.
Questi sono alcuni miei spunti di riflessione tratti direttamente dai rapporti diretti con i miei clienti.
1) L’azienda è poco liquida
Sì, so cosa stai pensando. Infatti ti blocco subito.
Per “poco liquida” non intendo che l’azienda non ha “soldi” da spendere o da investire.
Tutti gli aziendalisti sanno bene che un ciclo produttivo che frulla a pieno regime genera uno squilibrio temporale tra pagamento fornitori ed incasso dai clienti.
In questo caso, il margine operativo positivo non riflette disponibilità liquide altrettanto positive.
Questo è ovvio no? (non ti sto parlando ovviamente di chi fisiologicamente incassa prima di pagare, o di altre attività paragonabili).
Per dirla molto brevemente, per “poco liquida” intendo soggetta ad instabilità, anche se non evidente quando l’attività procede regolarmente.
Tutto va bene finché non accade l’evento inatteso.
Metti che un cliente entra in stato di crisi ed inizia a non pagare le tue fatture (a meno che non abbia pagato anticipatamente) alla scadenza.
Pensa se, per caso, fosse uno dei tuoi principali clienti ! (tocca ferro)
Magari per alimentare il motore della tua azienda hai preferito “anticipare” la fattura per generare liquidità immediata.
Ecco che, arrivata la scadenza, l’anticipo “torna indietro” insoluto (ops, di nuovo!).
Come copri quell’insoluto?
Se la tua azienda ha le spalle larghe, tappi il buco e vai avanti, ovviamente. Altrimenti dovrai pensare ad altre soluzioni.
Non mi interessa quali.
Il punto, però, è proprio questo.
Basta un caso (anche uno solo) del genere per farti sudare freddo, anche solo per il tempo necessario a rimediare il malestro.
Il “sudare freddo” significa esser consapevoli che una carenza inattesa di liquidità possa compromettere la regolarità della gestione nel breve-medio periodo.
Ecco cosa intendo per “poco liquida”. La tua azienda non è interamente capace di soddisfare i fabbisogni di liquidità inattesa.
Ecco che se sei “bancocentrico”, nel medio termine potresti avere difficoltà.
Ti è mai capitato?
Per sapere di cosa parlo, guarda cosa ho scritto in questo post sulla “centrale dei rischi”.
2) Mercato di Capitali poco sviluppato
Per quanto mi riguarda, nel contesto nazionale scarseggiano modalità di reperimento di capitale alternativo al sistema bancario.
O meglio, se penso a tutte le piattaforme di “crowdfunding”, gli strumenti alternativi ci sono. Sempre di più.
E sono anche molto in crescita.
Però sai che c’è?
L’imprenditore medio italiano – che è la vera spina dorsale del sistema produttivo nostrano – è piuttosto tradizionalista.
Rimane psicologicamente “comodo” restando fedele al sistema bancario per ogni evenienza di reperimento fondi dall’esterno.
Lo leggo negli occhi della maggior parte degli imprenditori che incontro.
Non sto dicendo che è un criterio sbagliato, anzi.
Se hai la fortuna di avere rapporti con una filiale che ti supporta non solo economicamente ma anche umanamente, è un’ottima soluzione per la tua azienda.
Fino a che la corda non si spezza, tutto va bene.
Il problema è quando si “spezza”.
“mica sei a gufarmela?”
Tempo fa ti ho raccontato di una azienda super gigliata che, per una (inspiegabile?) incomprensione ha subito:
- la revoca di affidamenti milionari;
- la segnalazione a sofferenza da parte di uno dei circa 10 istituti con cui lavorava.
Fortuna che i soci sono riusciti a metterci più pezze ed a recuperare diversi soldi sfruttando le illegittimità contrattuali rinvenute sui rapporti bancari più rilevanti.
Sono passati quasi 10 anni da quando ci siamo conosciuti, ma l’azienda è ancora in piedi.
Acciaccata ma in piedi.
Lascia che te lo dica.
Proprio perché i soci (e amministratori) sono stati attenti, caparbi e lungimiranti si sono fatti forza, affrontando (con enormi difficoltà) ogni contenzioso (circa una decina).
All’epoca nulla era scontato. Ci rifletto spesso ancora oggi.
Col senno di poi posso dire con certezza che senza quelle azioni ben pianificate, la loro azienda non sarebbe stata in piedi.
Certo, magari è stato solo un colpo di fortuna. Un caso eccezionale.
Però ti dico questo.
Sono convinto che l’esposizione debitoria particolarmente concentrata verso il sistema bancario è stato sintomo di instabilità (e di poca “liquidità”, secondo quanto ti ho detto al punto 1).
E’ giunto quindi il momento che ti faccia (io ma anche tu personalmente) queste domande.
Sono fondamentali nel caso tu volessi scoprire degli “scheletrucci” del passato.
Intendo tutte quelle anomalie che, messe insieme, formano un numero da far drizzare i capelli, aprendoti possibilità di recuperarle.
Non è un valore per la tua impresa questo?
Se pensi che lo sia, puoi continuare la lettura e spremerti il cervello rispondendo alle domande.
Altrimenti, non ti trattengo!
Pronto con l’esame di coscienza?
Partiamo.
IN QUALE SETTORE HAI OPERATO NEGLI ULTIMI TEMPI? (se lavori in uno di questi, ti conviene procedere).
La domanda può sembrarti banale, ma non lo è affatto.
Le mie più grandi soddisfazioni professionali me lo sono tolte, per esempio, con clienti operanti:
- nel settore tessile;
- nel settore immobiliare.
Questo perché la fame dei capitali scaturita dalla necessità di costanti investimenti richiesta da tali settori (parlo di industria) è stata nel tempo soddisfatta con:
- aperture di credito in conto corrente;
- smobilizzi di portafogli commerciali;
- finanziamenti, mutui e leasing.
Se operi in questi contesti, dovresti iniziare a drizzare le orecchie.
DA QUANTI ANNI? (se sono almeno 10, ti conviene procedere)
Se con la precedente risposta hai drizzato le antenne, puoi mantenerle ben dritte se i tuoi rapporti durano, diciamo, da almeno dieci anni.
Questo vale anche se alcuni di questi sono stati estinti da non più di dieci anni.
I casi di successo che ho potuto affrontare avevano mediamente questa durata.
Te ne parlo spesso all’interno della mia NEWSLETTER settimanale (oltre a fornirti tanti altri spunti pratici e professionali).
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Certo, la durata di cui parlo è solo una media.
Può essere anche più corta. Dipende molto dall’importo del credito concesso e dal tipo di contestazioni che potrebbero essere eccepite.
DI QUALI IMPORTI SI STA PARLANDO?
Entrare in contenzioso con un istituto di credito comporta un impiego di risorse (professionali, mentali e, sì, anche economiche) ed energie non indifferenti.
Inutile prendersi in giro.
Ecco perché ne deve valere la pena.
Se già rientri in uno dei casi di cui sopra… sappi che non è sufficiente.
Un fattore determinante è (anche) l’importo degli affidamenti che la tua azienda ha goduto in tutti questi anni.
Nell’ipotesi ci fossero delle illegittimità contestabili ti consiglio di prendere seriamente l’idea di far preanalizzare i rapporti affidati per almeno 50.000 Euro ciascuno (Apertura di credito in c/c; anticipi commerciali; ecc.).
Se anche tu non lo sai, è sempre bene avere a portata di mano una centrale dei rischi storica (te ne ho parlato, tra le righe, qui).
Questo è solo un dato statistico mio personale.
Dal momento che l’eventuale azione contenziosa segnerà – in bene o in male – alcuni anni della tua vita, deve comunque valerne la pena.
Ed il “valerne la pena” è rimesso spesso alla sensibilità del cliente e del professionista che lo consiglia.
HAI I CONTRATTI? (fa niente, chiediamoli alle banche)
Domandona da un milione di Euro.
Su questo aspetto calco molto la mano.
Prima di intentare qualsiasi azione cerco sempre di avere la (ragionevole) certezza di disporre (o non disporre) la documentazione di natura contrattuale.
Questo perché devo capire se le annotazioni tempo per tempo intervenute sul rapporto di conto corrente hanno una valida giustificazione in una clausola specifica.
In altre parole, controllo sempre tutte le clausole e le condizioni economiche riportate su:
- contratto di apertura di conto corrente;
- contratto di apertura di credito.
Riscontrandole poi sugli estratti conto a disposizione.
Se tu hai conservato diligentemente tutti questi documenti, agevoli il lavoro iniziale del consulente (in primis, il mio, tanto per intendersi).
“sinceramente, non ricordo di aver conservato tutti i contratti dall’inizio del rapporto…magari non gli ho proprio sottoscritti…”
Lascia che ti rinfreschi un attimo la memoria.
In altri post – ma anche all’interno della mia NEWSLETTER settimanale – ti ho già parlato:
- dell’importanza di richiedere la documentazione (la famosa “diffida”) che ti manca come ti consentono gli artt. 117 e 119 TUB;
- di come questo semplice atto ti comporta dei vantaggi dannatamente importanti in termini di assolvimento dell’ “onere della prova”.
Ne vale per l’economia (temporale e monetaria) del processo.
Detto in modo terra terra…pazienta 90 giorni e non farti prendere dalla troppa fretta.
Naturalmente, sto parlando nel caso di una posizione tutto sommato tranquilla. Dove sei tu il (potenziale) attore.
Non voglio sembrare ripetitivo né indurti a distogliere l’attenzione da questo post (anzi, ti ringrazio per perseguire nella lettura), ma come avrai capito, è sempre bene essere prudenti.
Beccarsi una condanna alle spese per carenza di prova può essere doloroso (ne so già qualcosa…).
Avere degli elementi che ti consentono di rettificare le annotazioni intervenute sul conto corrente è buona cosa.
Non stai nella pelle per sapere a quali elementi mi riferisco?
Adesso te lo posso spiegare. Ma non prima di averti dato questo consiglio.
Se la banca ti consegna molti contratti – apertura di conto corrente e concessione di fido – non è detto che il conto corrente sia completamente in regola.
A volte, la “troppa” documentazione facilita il ritrovamento (non parlo di reperti archeologici) di “falle”.
Devi, soltanto, spulciare le carte una ad una e prender nota:
- di ciascuna data;
- della data di decorrenza di ciascuna condizione (tasso d’interesse, commissione, ecc.);
- della (eventuale) scadenza di ogni linea di credito e del suo rinnovo.
Quest’ultimo aspetto può essere importante in alcuni frangenti.
Delle volte mi sono ritrovato “buchi” temporali dovuti al non contestuale rinnovo delle condizioni scadute (anche) mesi prima.
Ho sempre ritenuto corretto “tappare” questi applicando il tasso d’interesse sostitutivo ex art. 117 c. 7 TUB.
Da un punto di vista formale, infatti, dalla scadenza della linea di credito non vi sono accordi (validi) scritti tra le parti.
Considera, inoltre, anche un ulteriore aspetto.
Molto spesso la banca il c.d. “ius variandi”.
Sai che significa?
Che modifica unilateralmente le condizioni precedentemente pattuite (se pattuite).
Lascia che ti rinfreschi la memoria.
Se le modifiche sono peggiorative per il correntista, la banca deve osservare alcune condizioni senza le quali le variazioni non hanno efficacia tra le parti.
Non vorrei tediarti troppo ma è più forte di me.
Quali sono queste condizioni?
Sono in realtà molto semplici.
Di base, ti è sufficiente controllare:
- se il contratto prevede la possibilità per la banca di modificare unilateralmente le condizioni previste nel contratto;
- se almeno 60 giorni prima della modifica (peggiorativa), la banca ha comunicato la “proposta di modifica unilaterale”.
Se ne manca almeno una di queste condizioni, la modifica “peggiorativa” non è regolare. Puoi non tenerne di conto.
Come?
Applicando l’ultimo (minor) tasso d’interesse applicato regolarmente pattuito.
“ma insomma…mi hai parlato di ‘settori’, di ‘fidi’, di ‘contratti’… ma cosa devo guardare per capire se vale la pena agire su un rapporto di conto corrente?”
Capisco di averla presa parecchio larga, ma non potevo non portarti al punto focale di questo post senza averti fatto passare dall’anticamera.
Adesso ci siamo (finalmente).
Drizza bene le antenne e sintonizza gli occhi sul testo.
Nella mia esperienza una una buona fetta di contenziosi su conti correnti si è fondata in parte su quanto sto per dirti.
Ripassa velocemente su questo post (recupero di oltre 100mila Euro!) e dimmi se non ho ragione.
Ma eccoci al punto.
QUALI SONO I PRINCIPALI ELEMENTI A CUI DOVRESTI PRESTARE ATTENZIONE?
Prima di tutto pianifica ed imposta la tua “routine”.
Nel momento in cui tu agisci per un rapporto di conto corrente, non puoi non seguire un iter specifico.
Ciò che funziona per me è una “routine” specifica e “tassativa” che mi sono appositamente creato in questi ultimi dieci anni.
Si tratta di specifici passaggi senza i quali (o almeno uno di questi) non mi sento in pace o tranquillo di aver fatto tutto quello che potevo.
Sarà che sono personalmente un cultore di “routine” – pensa che da un paio d’anni ne sperimento una mattutina ogni santo giorno – ma in questo campo credo sia fondamentale, se non doverosa.
Nel contenzioso bancario conta moltissimo, per me, crearsi una sorta di “check list” per poter gestire la fase istruttoria e probatoria in maniera “ferrea”.
Non sarai mai certo dell’esito della controversia. Anche se hai fatto tutto il tuo dovere può anche succedere che la perdi, la “battaglia”.
I fattori che incidono sono molteplici. Molti di questi sfuggono pienamente al tuo controllo.
Se ti ricordi, te ne avevo parlato in questo POST.
So che ti farà impazzire come idea, ma – se operi in questo settore come attore o come professionista – ci devi convivere.
Ti consiglio pertanto di forgiare il tuo “mindset” per rafforzare la tua aspettativa e convivere con l’imprevedibilità. Anche quella che porta a risultati nefasti.
Io stesso ho “perso”molte volte (parlo al singolare, perché ogni pratica è come se interessasse me stesso!), ma non certo perché ho portato il cliente allo sbaraglio.
Capita che il Giudice e/o il CTU non la pensi esattamente come te, anche se tu segui per filo e per segno i precetti di legge, tecnici e giurisprudenziali.
Ecco perché credo sia importante avere bene in mente – meglio se scritte – quali azioni compiere prima di poter mettere in moto l’Azione – quella che ti accompagnerà qualche anno della tua vita (salvo accordi).
Dove eravamo rimasti?
Parlavamo dell’iter specifico.
Ecco il mio.
1) Notifica della diffida ex artt. 119 e 117 TUB
Ne ho parlato molte volte. Non smetterò mai di ripetere quanto possa incidere sull’onere probatorio.
Per non dilungarmi oltre, dai un occhio QUI.
2) Analizza tutti i contratti che hai a disposizione
Abbi cura di verificare:
- ogni dannata clausola scritta nelle “norme generali”;
- ogni tipo di tasso d’interesse (es. entro fido, extra fido, sbf, ecc.);
- la tipologia e forma tecnica delle linee di credito concesse;
- se sono previste Commissioni di Massimo Scoperto o di remunerazione degli affidamenti;
- ogni tipo di spesa concordata;
- i giorni “valuta”;
- se ci sono (anche) comunicazioni di modifica “unilaterale” delle condizioni economiche;
- se i contratti di apertura di credito hanno una scadenza.
Fatto?
Passa al punto successivo.
3) Analizza gli estratti conto
Diviene una questione fondamentale. Tutto dipende dalla tua intenzionalità a fare un buon lavoro.
Preparati perché non è poi così semplice.
Ogni annotazione a titolo di:
- interesse in misura superiore a quella legale;
- commissione di massimo scoperto;
- commissione di remunerazione degli affidamenti;
- commissione di remunerazione degli sconfinamenti.
Nonché ogni pratica di:
- capitalizzazione composta degli interessi;
- antergazione/postergazione delle valute;
- girocontazione delle competenze dei conti accessori o tecnici (es. conti anticipi) sul conto corrente “ordinario”.
Deve necessariamente avere un riflesso in una clausola contrattuale specifica.
Altrimenti è ingiustificata.
In soldoni, puoi rettificarla e non considerlarla nel ri-calcolo definitivo del saldo.
Con effetti dirompenti, se il rapporto bancario ha qualche anno sulle spalle.
Come hai letto poco più sopra, se tu sei imprenditore e sai di intrattenere un conto (o più) affidato da oltre un decennio, potrai avere delle sorprese interessanti.
L’importante è che tu non faccia correre più di dieci anni da quando lo hai estinto, altrimenti si perfeziona l’effetto della “prescrizione” decennale.
Ma torniamo a noi.
Ti starai chiedendo cosa c’è che non va in quelle “annotazioni” che ti ho elencato sopra.
Per scoprirlo però… dovrai pazientare fino al prossimo post!
Vorrei farti digerire quanto ci siamo detti fin qui.
Questa è solo la prima parte!
Consideralo un antipasto prima del piatto principale.
Dammi ancora qualche giorno per passare al piatto principale.
Alla prossima!
Tommaso
p.s. Se ritieni che abbia completamente ignorato degli elementi per te importanti, fammelo sapere compilando l’apposito form in calce alla pagina.
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