Hai bisogno di redigere una perizia tecnica di parte o di migliorarne alcuni aspetti?
Sei atterrato nel posto giusto.
Mettiamo subito in chiaro una cosa.
Se sei solito leggere i post di questo blog, sono sicuro che tu abbia ben compreso l’importanza di redigere ed allegare una perizia tecnica di parte in giudizio.
Per rinfrescarti la memoria, ti riporto alcuni articoli da cui puoi trarre maggior spunto:
Amo pensare che la perizia tecnica di parte possa:
- dimostrare le evidenze matematiche e scientifiche delle contestazioni (anche) giuridiche prospettate;
- agevolare il Giudice (se ha voglia) di comprendere meglio le motivazioni sottostanti la controversia (qualunque essa sia);
- avvicinare le parti nel caso si stesse discutendo di un accordo transattivo;
- agevolare il CTU nelle operazioni disposte dal Giudice.
Di questo ultimo aspetto te ne ho parlato proprio qui QUI.
“tutto bello, ma la perizia di parte può costar tempo prezioso e ‘soldi’…”
Certamente, i lavori peritali preliminari svolti dal consulente tecnico di parte non sono gratuiti.
Come dico spesso ai clienti che storcono il naso di fronte ai preventivi (per la verità, anche piuttosto onesti), la perizia è una sorta di investimento od un “premio assicurativo”.
Sulla base della mia esperienza, infatti, ho notato che:
- mitiga il rischio di vedersi respinte le domande;
- rende l’azione senz’altro più credibile;
- agevola (lo so, te l’ho già ripetuto sopra, ma persisto) il lavoro che il CTU andrà ad eseguire.
Se sei iscritto alla mia newsletter settimanale (non perdere tempo, fallo compilando l’apposito FORM cliccando QUI), avrai senza dubbio letto, ad esempio, che impatto può avere:
- per dimostrare l’eventuale indeterminatezza in un contratto di mutuo o in un leasing;
- in sede di opposizione ad una intimazione di pagamento.
Per quanto mi riguarda – consideralo pure come un consiglio di “parte” – è un documento indispensabile.
Pensa che una volta, addirittura, mi è capitato che il Tribunale di Prato non abbia neppure disposto la CTU perché ha ritenuto valida e fondata la perizia di parte prodotta dal nostro studio.
So già che ti può sembrare assurdo. Ho già commentato quella sentenza qualche anno fa, anche se tra le righe non leggerai espressamente l’intenzione del GI di non nominare il proprio ausiliario (se ci fai caso, neppure si parla della CTU).
Solo per cronaca (poi ti prometto che riallaccio il tema centrale del post) il rapporto controverso era un’apertura di credito ipotecaria:
- con scadenza a tempo determinato;
- con successivo rientro mediante piano di ammortamento a rate costanti.
La banca non aveva posto particolari eccezioni.
In quel caso fu accertata usura originaria con recupero in favore del cliente per circa 19.000 Euro.
Non male, vero?
Bene.
Quello che ti ho raccontato è uno di quei casi che mi ha impresso nella mente che:
- la perizia tecnica di parte gioca un ruolo fondamentale in ogni tipo di controversia bancaria (ho accennato al mutuo, ma estendo il ragionamento ai conti correnti, leasing e derivati IRS);
- vale senz’altro la pena “investirci” (bada bene, non “spenderci”).
Con questo non voglio dire che ottieni sicuramente il risultato sperato e preventivato.
Inutile prendersi in giro.
Ripenso infatti a tutte le volte in cui “ho perso”.
Parlo in prima persona perché vivo ogni controversia in maniera molto personale (certo, anche professionale). Mi immedesimo totalmente.
Ecco perché ogni “rigetto”, ogni volta che un CTU deflagra le indagini portandole su un binario diverso, è come una pugnalata alle spalle.
Ci sono molte variabili in gioco che non sto nemmeno a ricordarti per non dilungarmi ulteriormente. Alcune tangibili (Giudice, CTU, ecc.), altre invisibili.
Sono quelle invisibili che sfuggono al controllo.
“invisibili? che roba è fantascienza?!”
So che pensi.
E ti capisco.
Ma non ti sto prendendo in giro.
Per variabili “invisibili” intende quelle che a volte:
- ti fanno vincere contenziosi che in partenza pensavi di aver già perso (ricordi il caso del leasing che ti ho raccontato qualche settimana fa?);
- ti fanno perdere cause che, invece, credevi fossero già vinti per i ‘clamorosi’ elementi a tuo favore.
E non sai come acciderba sia potuto accadere. Sai solo che te ne rimani per giorni in contemplazione ad analizzare il mistero accaduto.
Ti è mai capitato prima?
Senz’altro sì, anche in altri ambiti di vita.
Una volta svolto il lavoro, mi aspetto solo che vada come deve andare.
“ma che è tutto questo ‘spiritualismo’ da sfigati…mi parli di ‘sta benedetta perizia o no?”
Resta incollato allo schermo…si parte sul serio.
COME REDIGERE UNA PERIZIA TECNICA DI PARTE…CONVINCENTE
Piccola premessa.
Ogni elemento che condivido con te è solo frutto della mia esperienza personale. Non ho certo intenzione di stravolgere le tue tecniche.
Ti spiego cosa funziona per me. Integra come meglio ritieni opportuno.
Pronto? Iniziamo.
OBIETTIVO
L’obiettivo della perizia tecnica di parte è quello di tramutare in numeri, prospetti e risultati, i vizi e le irregolarità che hai rilevato dalla documentazione in tuo possesso.
Non ti limitare a quella che ti ha fornito il cliente.
Per quanto mi riguarda, chiedo sempre di diffidare l’istituto di credito, se possibile, a consegnare quella detenuta.
Te ne ho parlato in più occasioni:
Se non l’hai già fatto, ti consiglio di rileggere entrambi attentamente. Poi torna qui!
Immagino che se tu sei in procinto di azionare la causa, ti aspetti prima o poi di arrivare alla fatidica CTU.
Ricordi?
Sai bene quindi quanto è essenziale aver fatto bene i compiti prima dell’introduzione del giudizio.
L’80% del lavoro del CTP si svolge in questa fase, almeno per come mi sono abituato ad operare negli ultimi anni.
SCRIVI…DECENTEMENTE BENE
Questa è un po’ una provocazione.
Lascia che ti spieghi.
Non ti sto dicendo che devi rivestire i panni di John Grisham, Ken Follet o di altro avvincente romanziere o storyteller…
E’ l’ “indispensabile” per farsi intendere che conta, così come conta il vassoio su cui lo servi.
Dopo vari anni di “scrittura”, ho imparato ad impormi delle regole che cerco di difendere con i denti.
Tutti cerchiamo di esser o sembrare belli. O di voler far sapere al mondo che ne “sappiamo tante e di più”.
Io non sono stato da meno.
Ripenso ancora alle mie vecchie perizie di oltre 50 pagine (oltre allegati) piene di frasi e paragrafi densi di concetti ribaditi più e più volte.
Quando ho capito che avvocati, giudici e colleghi saltavano diretti alle conclusioni per leggere il risultato (questo è valso anche per le CTU), lasciando (quasi) perdere il resto, mi sono domandato
“come diavolo faccio a dire le stesse cose in modo migliore ma in uno spazio di ridotto di almeno il 30%?”
Sai che ti dico?
Ho agito come avrebbe fatto un buon imprenditore.
Ho valorizzato la “sottrazione”.
Hai capito bene.
Mi sono appassionato del principio “paretiano” del “20/80”. Così l’ho applicato.
Ecco come ho fatto. Molto semplice.
Se l’80% del valore – in questi caso della perizia – è dato dal 20% del suo contenuto, non ho fatto altro che sfoltire quella parte di 80% che, di fatto, non serviva a nulla.
Ho iniziato a limare e levigare il “guscio” per rendere più appetibile il succo e far raggiungere in modo agile il “nocciolo”.
Adesso, cerco di mantenermi sulle 30-35 pagine al massimo.
Anche per effetto psicologico.
Come reagisci quando apri un file sul desktop e ti appare un mattone di 40-50 o più pagine?
Per quanto mi riguarda, l’istinto primordiale è quello di scorrere direttamente fino alle conclusioni per capire qual è il risultato.
Una volta appreso questo, ricerco i punti salienti che hanno indotto l’autore ad arrivare a quel dato.
Tutto il resto lo leggo solo se avanza del tempo.
Non voglio dilungarmi oltre per non perdere il “nocciolo” di questo post, ma riflettici bene.
Se nel mio piccolo l’istinto è quello di balzare a piè pari alle conclusioni, puoi immaginare un giudice che ne ha “mille” da guardare ogni giorno.
Non vorrei sembrare troppo catastrofico – vorrei però essere smentito – ma snocciolare una serie infinita di concetti “un tanto al chilo” probabilmente non ti serve.
O quanto meno, serve soltanto a te per far vedere che hai fatto bene i compiti casa.
Ed è molto giusto così.
A mio avviso, puoi essere molto più incisivo e pungente con molto meno.
Ricerca il tuo “20/80” paretiano…
“interessante…ma come lo traduco in pratica?!”
In altri termini, sii molto semplice e schietto.
Non perdere tempo in ripetizioni degli stessi concetti per più volte.
Non appesantire il testo con frasi lunghe.
“messi così, sembrano i dieci comandamenti…”
Lascia che te lo dica.
La perizia è (quasi per definizione) “tecnica”. Per alcune tipologie di contratti è MOLTO tecnica.
Pensa ai contratti di finanziamento, o ai leasing.
Quando tratti i vari regimi finanziari o il tasso interno di attualizzazione devi necessariamente snocciolare formule e numeri. Formule e numeri non hanno bisogno di troppi poemi per essere ben raccontati.
Pensa anche ai contratti derivati finanziari di Interest Rate Swap.
Nel momento in cui descrivi, calcoli e contestualizzi il “mark to market”, allora sì che devi passare da formule e criteri di valutazione.
Già questi assorbono molto in termini di pagine, parole e prospetti.
Non c’è così bisogno di dilungarsi ulteriormente.
Scrivere bene non significa scrivere tanto. A meno che non ti fai pagare un tanto a pagina o a parola…ma mica sei un copywriter, giusto?
PARAGRAFI…QUANTI NE METTO?
I paragrafi (e i sottoparagrafi) sono lo “scheletro” della perizia tecnica, a mio modesto avviso.
Dopo tanto lavoro di ricerca del mio “20/80” sono giunto a questo risultato.
Poco fa ti ho raccontato della tendenza di chi “ti legge” ad andare subito al sodo dello scritto.
A meno che non si trovi in un’amaca al tramonto vista mare con tutto il tempo del mondo davanti, vorrà spicciarsi e guardare curiosamente il “Numero”.
Da questo punto di vista, lo “scrolling” è ormai uno sport nazionale in questo mondo social.
Ecco che allora ho pensato potesse far risparmiare tempo ed energie (pensa a quanta fatica fa il povero indice destro a “scrollare” il mouse fino alle ultime pagine del testo) spendere subito la carta delle “Conclusioni”.
“ma come…che senso ha far partire la perizia partendo dalla ‘fine’?”
So che ti pare contorto ma lascia che ti dica una cosa.
In questi mesi ho riscoperto recentemente la profondità, la praticità e l’attualità degli scritti degli antichi romani. Roba di 2.000 anni fa.
E sai che c’è?
Che in fin dei conti, avevano ragione su parecchi punti di vista.
Ecco perché mi rifaccio al buon “Orazio” e alla frase “in medias res”, cioè “in mezzo alle cose”.
Questo è l’indice con cui solitamente strutturo la perizia tecnica:
Dopo la “Premessa” e l’evidenza della “Documentazione Utilizzata”, il mio obiettivo è quello di “catapultare” il lettore (Giudice, Avvocato, Cliente) nel cuore della perizia stessa. Ecco allora che appaiono le “Conclusioni”.
Senza neppure farlo respirare un attimo.
Troppo aggressivo?
Ti consiglio tuttavia di provare.
In questo momento storico, la mia filosofia è quella di:
- catapultarti nella mischia delle contestazioni e dei numeri, in modo che tu abbia ben chiaro di cosa si parlerà esattamente;
- spiegarti passo passo le ragioni e le cause di tutto quello che ti (sinteticamente) riportato nelle conclusioni stesse.
Per riportarmi all’indice che ti ho gelosamente mostrato sopra, il primo punto dell’elenco lo traduco in “Conclusioni”. Il secondo in “Analisi sulla legittima convenzione ed applicazione delle clausole contrattuali”.
Ti consiglio di provarci. Non solo nella tua perizia tecnica (che sia di parte o d’ufficio), ma anche in tutti i tuoi scritti. Dalla citazione alla memoria, passando per i pareri scritti.
Nella mia esperienza, posso dirti che i miei hanno acquisito maggiore chiarezza e semplicità.
Una volta che posso mettere in chiaro fin da subito gli argomenti “portanti”, il resto scorre più velocemente.
Non solo. Ho notato un altro effetto.
Ricordi che ti parlavo del “20/80”?
Bene. Sappi che la chiarezza di intenti ti porterà – per me lo è stato e lo è tutt’ora – a snellire tutto ciò che non è essenziale e che puoi farne a meno.
In altre parole, ti consente di levigare il guscio al punto tale da mostrare il frutto bello maturo. Chi ti legge non vedrà l’ora di succhiarne il succo e di goderne interamente.
Effetto interessante, non trovi?
In alcuni casi, specie quando i casi non sono così complessi, riesco a contenere la perizia tecnica – lo ammetto, anche in veste di CTU – in meno di 20 pagine.
E pensare che fino a pochi anni fa se non erano almeno “40” o “50” mi ritenevo quasi un “pischello” – come si dice in Toscana – alle prime armi.
Adesso, invece, il mio mantra è diventato “meno è meglio”.
Non fraintendermi, non ti sto dicendo di prendere la mannaia e scannare righe di testo come se non ci fosse un domani.
Per quanto mi riguarda, ho cercato di tagliare con ragione, cercando di far rimanere l’essenziale e renderlo magnetico al lettore. Che spesso è un giurista.
Come può ingoiare tutti quei numeri, formule e considerazioni tecniche?
Fai in modo che le digerisca. Che il tuo frutto non sia “pesante”.
CONCLUSIONI
Molto bene, siamo finalmente giunti al termine del posto.
“era ora” starai pensando.
Ma permettimi un breve recap.
Anche se spesso non verrà presa in considerazione – in tal caso non ti abbattere – la perizia tecnica è per me un documento dannatamente essenziale.
Certo, puoi pensare che il mio sia un giudizio di parte, ma devi comunque essere consapevole di questo.
Il contenzioso bancario sta diventando giorno dopo giorno sempre più raffinato.
Non basta sparare il colpo ed allegare i documenti che fungono da cartuccia. Non limitarti a questo
Ti consiglio di fare un upgrade.
Devi saper relazionare e dimostrare i risultati. Dunque, inutile girarci intorno.
La perizia è importante ed in questo post (o forse meglio dire, guida?) ho cercato di darti delle dritte. Tutte tratte dalla mia pratica ultradecennale “sul campo”.
Non sono entrato nei meriti sul “cosa” – quello spetta alla tua sensibilità – scrivere ma sul “come” scrivere e come “comunicarlo”.
Ecco per te i punti salienti.
- Indipendentemente dai contenuti, tieni in mente l’essenziale. Definisci il tuo “20/80”, ossia il 20% dei contenuti che generano l’80% del valore della perizia.
- Leviga il guscio e rendi il tuo frutto succulento. Prova il “meno è meglio”.
- Fai tuo il concetto di “in medias res”. Prova a mettere subito a fuoco le “conclusioni” con la sintesi dei risultati che hai (già) raggiunto. Tutto il resto scorrerà da sé. La direzione del tuo elaborato seguirà sempre il Nord.
A questo punto credo sia davvero tutto.
Indipendentemente dal tuo modo di operare, prova per un periodo a mettere in pratica questi consigli.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi e cosa ne ottieni.
Pertanto, non esitare a contattarmi compilando il form in calce alla pagina.
Nel caso tu abbia differenti opinioni, fammelo sapere.
Un abbraccio
Tommaso
p.s. Se sei interessato a ricevere e-mail con cadenza settimanale su ulteriori aggiornamenti e approfondimenti, contributi e documenti, ti invito ad iscriverti alla NEWSLETTER cliccando QUI. Potrai disiscriverti quando lo vorrai.
p.p.s. Visto che parliamo di perizia tecnica di parte non puoi non considerare quanto è dannatamente importante l’analisi istruttoria e numerica. Hai bisogno di una guida che ti indirizzi passo dopo passo al risultato…prima di iniziare a scrivere la perizia.
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Si sta parlando di un leasing finanziario? Beh, una vera e propria nicchia nella nicchia. C’è un E-BOOK anche per questo