In questo post ti fornirò una strategia molto pratica su come calcolare il tasso interno di attualizzazione di un’operazione di leasing e perché è importante conoscere un metodo pratico.
Prima però, ascolta un consiglio.
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Molto bene, torniamo a noi.
“perché è importante il tasso interno di attualizzazione?”
Vorrei raccontarti un aneddoto.
Ricordo ancora la prima volta che un cliente mi ha sottoposto un contratto di locazione finanziaria immobiliare.
Operavo nel “contenzioso bancario” da pochi anni. In effetti, ancora non ero neppure laureato.
Penserai che fossi troppo giovane per trattare strumenti così tecnici e complessi. Non posso darti torto, ma già all’epoca nutrivo grande interesse per questa materia.
Così decisi di approfondire le mie conoscenze matematico finanziarie già apprese nel corso degli anni universitari (ma, soprattutto, su campo), e di testarle sull’analisi commissionata.
Ero già abbastanza pratico nelle indagini tecniche e giuridiche sui rapporti di finanziamento “classici” redatti con ammortamento alla francese.
Già si parlava di “chiusura finanziaria”, indeterminatezza nella conversione del tasso d’interesse da annuale ad infrannuale.
Se mastichi la materia, non ti sto raccontando nulla di nuovo.
Se sei “nuovo” in questo blog o profano (nel senso buono del termine), ti consiglio di leggere i miei precedenti articoli che trattano vari aspetti del piano di ammortamento alla francese, ed in particolare:
- su come identificare la “capitalizzazione composta”;
- su come correlare questa con l’applicazione del tasso sostitutivo ex art. 117 TUB.
Non perderti il racconto di uno dei recenti casi di successo.
Perché ti racconto questa antefatto?
Adesso ci arriviamo.
A distanza di oltre 10 anni da quando ho iniziato a sporcarmi le mani, ho avuto l’onore di periziare decine di contratti di leasing (finanziario), sia per conto di clienti, sia per conto del tribunale in qualità di CTU.
Ogni contratto rappresenta un’operazione di locazione finanziaria spesso molto articolata.
Pensa, ad esempio, a quando il bene sottostante è un compendio immobiliare o un complesso industriale a stato avanzamento dei lavori.
Molto spesso dalla sottoscrizione del contratto alla decorrenza del finanziamento trascorrono mesi perché l’immobile concesso in leasing è da costruire o ancora da collaudare.
Roba da perderci la testa.
“ma cosa c’entra tutto questo con il tasso interno di attualizzazione?”
Vorrei che in questo momento non ti focalizzassi sul tasso interno di attualizzazione .
Ti sembrerà assurdo e un controsenso, visto che si tratta del tema centrale di questo post.
Ma lascia che ti spieghi.
Ti ho parlato di quando ho iniziato a trattare seriamente i leasing. Dalla prima volta, anni di studi, di prove e di fallimenti sono passati.
Ancora oggi le indagini non sono mai banali: richiedono sempre alcune ore di approfondimento tecnico e giuridico.
Si tratta comunque di una responsabilità professionale di non poco conto, soprattutto nel momento in cui consigli di intraprendere l’azione legale ad un cliente. Con tutti i rischi connessi.
Eppure, purtroppo, accade questo. Leggi bene lo “spezzone” tratto da un recente rigetto di un ricorso:
Hai sicuramente notato che al GI è bastato verificare:
- l’indicazione del canone costante;
- l’indicazione del numero dei canoni complessivi;
- l’indicazione del tasso leasing “nominale” (su questo, preciso più avanti).
Per ritenere che il contratto era perfettamente determinato e determinabile (leggasi nella parte “escludono in radice che al contraente siano state applicate condizioni diverse e deteriori rispetto a quelle pubblicizzate”).
Tutto questo senza neppure nominare un CTU.
Il risultato?
Puoi immaginare…la domanda è stata rigettata e la cliente è stata pure condannata al pagamento delle spese legali.
Da una lettura sommaria del provvedimento parrebbe proprio che noi professionisti ci siamo letteralmente bevuti il cervello.
Ma è davvero così?
Pensaci…
A che sono serviti anni di studi, approfondimenti e di perizie firmate, se basta verificare l’indicazione scritta del canone, del numero di pagamenti e del tasso leasing (nominale)?
Pare un gioco da ragazzi…
Ma è davvero così?
Per quanto mi riguarda, NO!
E’ giunto il momento di caricare l’artiglieria…
Il tasso interno di attualizzazione è, per me, la chiave di volta di tutto il ragionamento fatto fino adesso.
L’ho presa molto larga, ma solo per farti capire la complessità che ruota intorno ad un contratto che, a detta di molti (giuristi soprattutto), può sembrare banale e senza “segreti”.
Di “segreti” ne ha, eccome…
Possono essere svelati!
Ma procediamo con ordine.
Ti ricordo che lo scopo di questo post è quello di fornirti un metodo pratico per quantificare il tasso interno di attualizzazione di un contratto di leasing.
Allora…iniziamo!
Il tasso interno di attualizzazione non è altro che il valore per il quale si verifica l’uguaglianza fra:
- il costo di acquisto del bene locato (al netto di imposte); e
- il valore attuale dei canoni e del prezzo dell’opzione di acquisto finale (al netto di imposte) contrattualmente previsti.
In linguaggio matematico puoi tradurlo così:
COSTO = V.A. CANONI + V.A. PREZZO OPZIONE D’ACQUISTO
O meglio, in base al “regime finanziario” utilizzabile, come da seguenti formule:
a) Regime di “capitalizzazione composta”:
b) Regime di “capitalizzazione semplice”:
In entrambi i casi, il tasso interno di attualizzazione non è altro che il fattore “i”.
Senza di questo, non puoi ricavare il valore del canone “R”.
Viceversa, se conosci il canone “R” puoi conoscere di conseguenza anche il tasso interno di attualizzazione “i”.
Per il momento non voglio entrare nei meriti del “regime finanziario” utilizzabile.
Di questo te ne ho già parlato nei precedenti post:
- su come identificare la “capitalizzazione composta”;
- su come correlare questa con l’applicazione del tasso sostitutivo ex art. 117 TUB;
- sul racconto di un recente caso di successo.
“ma nei tuoi post si parlava di mutui e finanziamenti, non di leasing finanziari…”
Se tu sei giurista, imprenditore o un semplice appassionato della materia è probabile che il cervello sia andato letteralmente in “tilt”.
Ma tieni a mente quello che sto per dirti.
Un contratto di leasing può essere certamente parificato ad un mutuo. Non parlo di tecnicismi giuridici ma prettamente matematici.
Si tratta di una operazione finanziaria in cui rileva:
- il costo d’acquisto, che non è altro che l’importo che la società di leasing paga al fornitore del bene prima di concedertelo in “locazione finanziaria”;
- il prezzo per l’opzione di riscatto finale, che rappresenta il valore che ti impegni a pagare se vuoi acquisire, al termine del contratto, il bene sottostante;
- il canone periodico.
Come si determina il canone periodico?
Con le formule che ti ho riportato sopra (sempre stando attenti al regime finanziario prescelto).
Ora rifletti bene.
Ti ho detto che puoi parificare un mutuo ad un leasing (finanziario).
Ti ho detto anche, dandoti la nozione di “tasso interno di attualizzazione”, che spesso il leasing si contraddistingue per un prezzo di opzione d’acquisto finale. Che tu paghi se vuoi diventare proprietario del bene sottostante.
Il prezzo di opzione d’acquisto (il c.d. “riscatto”) è solitamente più alto del canone periodico. Non è detto, ma nella media si colloca tra il 10% ed il 25% del costo d’acquisto.
Di fatto, non è altro che l’ultima rata, più alta o bassa che sia, dopo la quale l’operazione si “chiude”.
Adesso fermati e pensa a quello che ti ho detto.
Ti ho parlato di “rata” e di “chiusura”…
L’abbinamento ti dice qualcosa?
Capito dove ti ho portato?
Continua a leggere senza togliere l’attenzione.
L’operazione di leasing (finanziario) puoi intenderlo matematicamente come finanziamento con piano di ammortamento alla “francese” a rate costanti.
Con il giusto “accorgimento”, ovviamente.
Poco fa hai letto che l’ultima rata – il “riscatto” – è solitamente diversa da quella del piano d’ammortamento.
Per poter trattare l’operazione come se fosse un finanziamento con ammortamento alla “francese” non dovrai far altro che:
- attualizzare l’opzione di riscatto (OR) alla data di stipula del contratto;
- sottrarlo al costo iniziale (D).
Il riscatto attualizzato è l’ultimo termine (per intendersi, alla destra del “+”) delle due formule che ti ho riportato sopra.
Se conosci il tasso interno di attualizzazione, ti basterà sostituirlo al valore di “i” per quantificare il canone periodico del leasing.
Ed il gioco è fatto.
Possiamo tornare – finalmente ! – al nocciolo del post su come puoi determinare il tasso interno di attualizzazione di un’operazione di leasing.
Capisco che la lettura è lunga, ma era necessario che tu entrassi prima nell’ottica finanziaria e matematica della questione.
Continua la lettura e non fermarti!
PERCHE’ E’ IMPORTANTE QUANTIFICARE IL TASSO INTERNO DI ATTUALIZZAZIONE?
I motivi sono principalmente DUE.
Il primo.
Nei contratti di leasing finanziario il tasso interno di attualizzazione DEVE ESSERE INDICATO in SOSTITUZIONE del tasso d’interesse.
Capisci bene che non è un’indicazione da poco.
Lo riportano le “Istruzioni di Vigilanza” aggiornate al Luglio 2003. La lettura è molto interessante per cui ti consiglio di prenderne nota cliccando qui.
Il secondo, diretta conseguenza del primo.
L’indicazione del tasso interno di attualizzazione in luogo del tasso d’interesse rappresenta un contenuto “tipico” a tutti gli effetti disposto da Banca D’Italia in forza dell’art. 117 c. 8 TUB.
Tienilo bene in mente.
In altri termini, sai cosa accade se – in linea teorica – un contratto determinato si discosta dal contenuto “tipico”?
Beh, l’art. 117 c. 8 TUB parla di NULLITA’!
Dunque, sapere questa informazione ti serve. E’ indispensabile.
“in tutti i contratti di leasing che ho potuto analizzare rinvengo sempre il ‘tasso leasing’…non va bene?”
Sì e no. Dipende.
Ti riporto cosa ho potuto ricavare nel tempo dalla giurisprudenza principale.
Le interpretazioni fornite possono essere molto utili nella gestione dei contenziosi.
Pronto? Apri bene le orecchie.
- Un contratto di leasing non deve riportare un tasso d’interesse nominale, bensì un tasso interno di attualizzazione, pacificamente EFFETTIVO.
- Il tasso interno di leasing deve essere espresso secondo l’anno civile composto da 365 giorni.
- L’indicazione del tasso d’interesse nominale di leasing soddisfa SOLO formalmente MA NON sostanzialmente i requisiti “tipici” che hai potuto leggere al link.
Questo ultimo punto è il riassunto estremo di quanto ho potuto analizzare dai principi espressi dalle sentenze della Corte di Cassazione n. 12889/2021 e n. 28026/2021.
Puoi trovare il testo dei due provvedimenti ovunque sul web, ma se non ti vuoi sbattere troppo nella ricerca non esitare a compilare il form in calce alla presente pagina ed a richiedermelo. Sarà un piacere per me inviartelo.
Ti starai chiedendo il significato di “solo formalmente ma non sostanzialmente”…
Lasciami spiegare.
Ti anticipo già che presto sarà disponibile un’intera guida su come determinare il tasso d’interesse di un finanziamento implementando il regime di capitalizzazione semplice.
Potrai quindi disporre di ogni dettaglio preciso con relativi schemi e fogli di calcolo.
UN METODO PRATICO
In questo post ti introduco il metodo più intuitivo che prediligo.
Ma non prima di aver risposto alla richiesta di cui sopra.
Per quanto mi riguarda, la misura del “tasso leasing” indicato in contratto assolve il contenuto “tipico” da un punto di vista formale.
E’ giusto che ci sia.
Quale sarebbe il passaggio successivo che dovresti fare?
Ti consiglio anzitutto di ricavarti il canone periodico mediante le due formule alternative che ti ho riportato sopra.
I canoni che hai ricalcolato differiscono da quello contrattuale?
Se sì, bene. Hai già un elemento in tuo favore e che puoi sfruttare.
Se i canoni sono più alti, infatti, significa che il tasso interno di attualizzazione è “sostanzialmente” diverso rispetto a quello (solo) “formalmente” stabilito.
In altri termini, il contenuto “tipico” è solo formalmente rispettato.
Se il tasso interno di attualizzazione fosse identico a quello indicato in contratto, il canone da te ricalcolato dovrebbe essere uguale a quello “sottoscritto”, giusto?
Da un punto di vista della “chiusura finanziaria”, è inevitabile.
In tal caso, hai la possibilità di ricostruire il piano di ammortamento applicando il tasso d’interesse sostitutivo ex art. 117 c. 7 TUB.
Se, addirittura, neppure è stato previsto il regime finanziario tra le clausole contrattuali, allora hai la possibilità di avvalerti di quello “semplice”. Proprio come ti ho spiegato in precedenti post (in particolare la “Parte 1” e la ”Parte 2”) che ti consiglio di approfondire.
E’ arrivato il momento di validare il risultato ottenuto.
Una volta che hai capito che il tasso interno di attualizzazione è maggiore rispetto al “tasso leasing” indicato sul contratto, è l’ora esatta di misurarlo.
Ed eccoci al punto focale del post.
Come calcolare il tasso interno di attualizzazione?
Devi stabilire il regime finanziario con cui vuoi effettuare il conto.
Non voglio essere ripetitivo, ma per freschezza mentale ti riporto le formule di chiusura che ho già commentato più sopra.
Quando opto per il regime di “capitalizzazione composta”, il tasso interno di attualizzazione lo estrapolo da qui:
In regime di “capitalizzazione semplice” lo estrapolo da qui:
In entrambi casi vado alla ricerca del valore di “i” (il nostro tasso interno di attualizzazione) che renda uguale “D” alla sommatoria dei due fattori posti “alla destra” del segno “uguale”.
Come procedere?
Non mi vergogno a dire che, personalmente, amo sporcarmi le mani: vado a tentativi finché non raggiungo effettivamente l’uguaglianza tra i due fattori.
Ma non prima di aver impostato un foglio di calcolo con “intelligenza”.
Adesso ti spiego come.
So che ti sembrerà lungo e noioso come procedimento ma vedrai che, una volta che ci prendi la mano, sarà divertente.
Se compili il form in calce alla pagina, potrai richiedermi direttamente i prospetti semplificati che utilizzo per il calcolo.
Ho comunque ritenuto utile per te scrivere una vera e propria guida e-book per spiegarti nel senso più pratico possibile come effettuare ed integrare le tue analisi di finanziamenti con piano di ammortamento alla “francese”.
Ma lascia che prosegui.
Il prospetto che ti consiglio di creare (e che io personalmente mi sono costruito negli anni) è molto semplice ed appare così:
Dove:
- “GG” – giorni intercorrenti tra una data e l’altra;
- “GG2” – sommatoria dei “GG”;
- “Flusso di cassa” – valore del costo iniziale al netto dell’eventuale maxi canone iniziale (al rigo “mc”), dei canoni e del prezzo di opzione di acquisto finale (all’ultimo rigo);
- “Valori Attuali” – “capitale” e “canoni” moltiplicati per il coefficiente di attualizzazione;
- “Coeff. attualizzazione” – calcolato secondo la formula 1(1+i∙GG2) o 1(1+i)(GG2/365) a seconda che operi in regime di capitalizzazione semplice (CS) o composta (CC).
A questo punto:
- Mi assicuro che tutti i dati siano correttamente inseriti;
- Aggiusto la lunghezza delle righe riportandole al numero dei pagamenti complessivi;
- Riporto ogni singola data, dalla decorrenza alla scadenza di ciascun canone (e dell’opzione di riscatto);
- Imposto il coefficiente di attualizzazione per ogni singola scadenza;
- Considero l’anno civile di 365 giorni.
Poi mi soffermo sulla colonna Tasso Interno di Attualizzazione “TIA”.
L’obiettivo è quello di inserire un numero tale per cui il valore attuale del flusso di cassa iniziale sia UGUALE alla sommatoria del valore attuale delle singole rate.
Modifico il numero andando per tentativi finché la voce “PROVA” posta di fianco a destra non raggiunga lo “zero”.
Hai capito bene! “PROVA” è la mia assistente.
Nel momento in cui raggiunge lo “zero”, la somma dei “valori attuali” dei “canoni” riportati sull’apposita colonna uguaglia il costo di acquisto al netto dell’(eventuale) maxi canone iniziale (“capitale”).
Hai calcolato il tasso interno di attualizzazione sia in regime di “capitalizzazione composta” che in regime di “capitalizzazione semplice”.
A questo punto…
CONFRONTA LA MISURA EMERSA CON IL “TASSO LEASING” CONTRATTUALE.
Sempre che sia riportato in contratto.
Se il tasso interno di attualizzazione supera il tasso leasing, ti trovi nella condizione di sostenere che:
- è vero, il tasso leasing è formalmente riportato tra le condizioni sottoscritte; MA
- sostanzialmente, non corrisponde con il tasso interno di attualizzazione;
- il contratto di leasing è viziato in origine perché non rispetta i contenuti “tipici” che ti ho raccontato nei punti precedenti del post.
In altre parole, hai un elemento fondamentale per poter contestare la violazione dell’art. 117 c. 8 TUB, oltre che dell’art. 117 c. 4 TUB.
CONCLUSIONI
Se sei riuscito a seguirmi fin qui, ti faccio i miei complimenti.
Avrai sicuramente capito che l’analisi del leasing è molto importante e non banale.
Certo, le somiglianze con i classici contratti di mutuo a rata costante sono evidenti. Devi prestare attenzione al fatto che l’ultimo pagamento, coincidente con il prezzo di opzione di riscatto, è solitamente diverso dai canoni periodici.
A differenza dei mutui classici, un occhio di riguardo devi prestarlo al tasso interno di attualizzazione che, solo nei leasing (finanziari), dev’essere indicato al posto del tasso d’interesse.
Il tasso interno di attualizzazione è:
- Effettivo;
- Parametrato all’anno civile (non commerciale).
E’ un contenuto “tipico” del contratto.
Dunque, soggetto ad una disciplina ancor più ferrea rispetto a quella che regolamenta la determinatezza del tasso d’interesse (vedi artt. 1284 CC e 117 c. 4 TUB).
Il mio consiglio è quello di far riferimento anche all’art. 117 c. 8 TUB e, in correlazione, alla Circolare n. 229/1999 (aggiornamento del 25/07/2003)
Se desideri avere dei prospetti semplificati che utilizzo per il calcolo nelle mie indagini, non esitare a compilare il form in calce alla pagina.
In questo articolo ho cercato di spiegarti il mio percorso ed il mio ragionamento.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.
Pertanto, non esitare a contattarmi compilando il form in calce alla pagina.
Nel caso tu abbia differenti opinioni, fammelo sapere.
A questo punto, non mi resta che ringraziarti della tua attenzione.
Se tu hai idee o interpretazioni diverse oppure se nutri ancora dubbi o perplessità sull’argomento, scrivimi.
Se sei interessato a ricevere e-mail su ulteriori aggiornamenti e approfondimenti, ti invito ad iscriverti al form dedicato in calce alla presente pagina.
Alla prossima!
p.s. Il leasing è molto più del tasso di attualizzazione indicato che tu puoi accertare e confrontare con il dato contrattuale. Per esser certo di quello che fai, hai senz’altro bisogno di una GUIDA più pratica ed esaustiva, che ti conduca passo passo nell’analisi del leasing.
p.p.s. Così come per i mutui in generale, ho pensato potesse essere utile per te disporre di un comodo e pratico e-book per entrare in intimità (no, non nel senso che pensi) con ogni leasing ti venga in mente di analizzare.
p.p.p.s. Se vuoi rimanere aggiornato su consigli e materiali preziosi su tutto ciò che ruota nel mondo del contenzioso bancario senza che ti venga in mente di atterrare sul blog, lascia fare a me. Iscriviti alla (gratuita) compilando l’apposito . E’ semplice iscriverti, ancor di più cancellarti. !