Ti sei mai chiesto perché è importante fare la perizia su di un rapporto di mutuo redatto con ammortamento alla francese?
In questo post cercherò di spiegarti il motivo.
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Tutte cose che non trovi (solo) navigando semplicemente sul blog.
Non ti costerà altro che un po’ di attenzione di lettura (5/10’) ogni settimana:
Ti unirai a decine e decine di professionisti, imprenditori e “consumatori” che già fanno parte dei lettori.
Se non lo hai fatto, non proseguire 🙂
Quando, nel 2011, ho iniziato ad interessarmi di contenzioso bancario, ero convinto che gli unici casi da approfondire fossero ristretti ai soli conti correnti.
All’epoca era ricorrente riscontrare casi di successo riguardanti “anatocismo” illegittimo, interessi ultralegali illeciti, commissioni di massimo scoperto indeterminate, usura, antergazione/postergazione delle valute, ecc.
Perché questo?
Gli arresti della Corte di Cassazione del ‘99 (cfr. Cass. Civ. n. 2374/1999; Cass. Civ. n. 3096/1999) hanno influito parecchio.
Di fatto, hanno posto in evidenza la nullità dell’anatocismo praticato dagli intermediari agevolando i consulenti tecnici nello “scardinare” i rapporti di conto corrente, anche in punto di onere probatorio.
In alcuni casi, per esempio, poteva addirittura esser sufficiente anche solo il deposito della serie di estratti conto ante e post 30/06/2000, per dimostrare:
- l’applicazione di “anatocismo” in epoca in cui era nullo “ipso iure”;
- Il mancato adeguamento del rapporto ai sensi della intervenuta Delibera CICR del 09/02/2000.
Meglio se successivamente la richiesta di documentazione inviata all’intermediario ai sensi dell’art. 119 TUB. Se hai letto il mio precedente post, sai già cosa intendo.
Poi è nato il filone della delle “prescrizioni”, della qualificazione della natura delle rimesse “solutorie” o “ripristinatoria” e dell’annesso calcolo delle stesse.
Anche di questi, ne ho già parlato in un precedente articolo in cui ti ho spiegato il concetto di CRITERIO FINANZIARIO “ISTANTANEO”. Strumento che può tornare utile a te o al tuo consulente per il calcolo delle rimesse solutorie e delle competenze prescritte.
Dal 2014 mi sono interessato ai finanziamenti ed all’analisi sulla corretta applicazione del tasso d’interesse.
E’ stato curioso capire che il piano di ammortamento alla francese era spesso affetto da criticità.
Spesso non rispettando pienamente i principi matematici.
Si, hai capito bene.
Per esser pratico, mi accorgevo, per esempio, che il tasso d’interesse contrattuale non veniva quasi mai convertito da annuale ad infrannuale secondo la formula corretta del “regime composto”.
Se sei appassionato di contenzioso bancario, sai di cosa sto parlando.
Il tasso d’interesse praticato non coincideva con quello pattuito.
Un bel fattore di indeterminatezza, non trovi?
Indeterminatezza senz’altro amplificata dalla questione sull’omesso “regime finanziario”, con tutte le conseguenze in termini di costi occulti e/o nascosti all’utente bancario.
Non voglio ripetere questioni che ho già trattato precedentemente, per cui ti consiglio di riguardare i contenuti in cui ti ho parlato di “capitalizzazione composta” e di applicazione del tasso sostitutivo ex art. 117 TUB.
La questione ha un elevato tasso tecnico, inutile girarci intorno.
Ecco perché può essere strategico ed apprezzabile il saper dimostrare ciò di cui si sta parlando e contestando.
Non sto parlando della dimostrazione di un teorema o di una funzione così come ti veniva richiesto dal tuo professore alle scuole superiori.
Sarebbe del tutto inutile: gli scritti difensivi ne uscirebbero appesantiti ed illeggibili.
Ed i giuristi tramortiti…
Ma allora, come puoi dimostrare matematicamente un risultato “matematico” senza dar sfoggio a formule e procedimenti?
Pare un controsenso, hai ragione. Ma ti posso spiegare.
Ho impiegato mesi e mesi – e redatto decine di perizie tecniche per conto dei miei clienti – per affinare e rendere più chiari i testi ed i contenuti dei miei scritti.
Per gli addetti ai lavori come me, si tratta di parlare di “matematica” e di riportare “formule”.
Ma, allo stesso tempo, sono costretto a confrontarmi con avvocati e magistrati e ad essere convincenti.
“ma i magistrati e gli avvocati sono giuristi … come possono comprendere concetti matematici così specifici?”
Questa parte è la più tosta.
Lascia che te lo dica.
I giuristi, così come gli imprenditori, non possono (almeno in teoria) essere competenti in tutto.
E’ normale.
E’ giusto che siano super focalizzati sul diritto (giuristi) o super concentrati nel proprio business (imprenditori). Non mi aspetto che mastichino matematica dalla mattina alla sera.
Anche se mi piacerebbe essere smentito.
In un caso o nell’altro, la domanda a cui dovresti dare risposta è questa.
Come è possibile conciliare il linguaggio matematico con quello giuridico?
Nel “contenzioso bancario”, come dico sempre ai clienti, la matematica ed il diritto sono perennemente intrecciati e correlati.
Devi masticarli entrambi, che tu sia avvocato, commercialista, consulente o magistrato.
Non c’è altra soluzione.
Da un lato, non puoi redigere una perizia tecnica con la più bella ricostruzione di un piano di ammortamento di un mutuo:
- se poi non cogli l’impatto giuridico di quello che hai mostrato; ma soprattutto,
- se non descrivi a chi hai di fronte in modo semplice ed elementare.
Scrivi come se dovessi spiegare ad un bambino.
Dall’altro lato, non puoi nemmeno creare un sistema “fumoso” di contestazioni articolate se poi non supporti “matematicamente” quello che dici.
Matematica e diritto devono scorrere armoniosamente su due binari paralleli.
Questa è la verità di cui sono convinto, da cui non possono scappare neppure i magistrati dal prendere le loro decisioni.
Il sistema giuridico non tollera il far valere un diritto senza provarlo e documentarlo, come ti ricordo più avanti in questo post.
Se sei un giurista, lo sai meglio di me.
Ecco perché, viceversa, non puoi tollerare decisioni prese in base a concetti “preconfenzionati” ma, allo stesso tempo, non supportati(ahimé) “scientificamente”.
Purtroppo capita spesso di rimanerci intrappolati.
Ti riporto un esempio tratto da un recente rigetto di una opposizione all’esecuzione:
Come noti tu stesso, il magistrato si è letteralmente “aggrappato” all’importo della “prima rata” indicata in contratto per sostenere che il piano di ammortamento alla francese era perfettamente determinato.
Risultato?
Te lo puoi immaginare…
- Il tasso d’interesse (pattuito in una misura ed applicato in un’altra) è stato ritenuto legittimo;
- Nessun vizio di trasparenza è stato accertato.
Tutto questo senza neppure una CTU a supporto.
Prima di sgranare completamente gli occhi voglio che tu sappia che:
- al contratto non era allegato alcun piano di ammortamento;
- nessun regime finanziario era stato convenzionato per iscritto;
- era stata prodotta una Consulenza Tecnica di Parte (CTP) da me redatta in cui si dimostrava in maniera analitica:
- la sovrastima ingiustificata della rata mensile (anche utilizzando il regime di capitalizzazione composta non pattuita!);
- la differenza tra tasso d’interesse pattuito ed effettivo applicato (anche utilizzando il regime di capitalizzazione composta non pattuita!);
- il differenziale per interessi non giustificati da un regime finanziario non oggetto di accordo specifico.
Roba da perderci la testa.
Possibile che l’indicazione della rata costante sani tutto ciò che non è stato pattuito espressamente?
Beh, se volgo lo sguardo al passato, mi rendo conto che altri casi simili sono stati risolti con la nullità della condizione indeterminata.
Pensa alle Commissioni di Massimo Scoperto (CMS), per esempio.
Nella maggior parte dei casi, la sola aliquota indicata – anche sull’estratto conto – non era sufficiente a rendere determinato l’addebito. In altre parole, quasi mai l’addebito della CMS faceva di per sé presupporre una pattuizione lecita e determinata.
Se sei appassionato di contenzioso bancario sai cosa intendo.
Perché ti sto raccontando tutto questo?
Non vorrei dilungarmi troppo ma il succo della questione che ho imparato dal 2014 è questa.
Non puoi contestare un mutuo o finanziamento senza una perizia tecnica a supporto.
Hai capito bene.
Pertanto, il consiglio spassionato che ti dò è quello di:
- produrla (se sei CTP e/o avvocato);
- farla produrre (se sei l’imprenditore o l’utente bancario).
So che ti sembra un consiglio di parte (certo, è anche nel mio interesse), ma pensa bene a quello che sto per dirti.
Se hai letto poco sopra, ti sei reso sicuramente conto che, quanto meno in questo genere di rapporti, matematica e diritto sono strettamente intrecciati.
E fin qui ci siamo.
Se navighi un po’ sul web ed in siti certamente più autorevoli di questo puoi trovare conferma.
Se ti limiti ad eccepire:
- indeterminatezza di un piano di ammortamento alla francese;
- divergenza tra tasso d’interesse concordato e tasso d’interesse praticato;
- sovrastima della rata periodica; e, conseguentemente;
- sovrastima del “monte interessi” complessiva.
Senza un valido supporto tecnico, è molto probabile che tu non sia credibile fino in fondo.
L’unica eccezione è che il magistrato sia talmente preparato in materia da afferrare al volo ciò che gli stai illustrando da ammettere, dopo rituale istruttoria, la CTU.
Ma è sempre meglio non rischiare, non trovi?
Negli anni ho deciso di mettere a punto una guida specifica che ti consente di costruire un piano di ammortamento alla francese in regime di capitalizzazione semplice. Passo dopo passo. Indipendentemente dalla figura che rivesti.
Se vuoi entrare in perfetta intimità con il contratto che hai di fronte, ti consiglio caldamente di averla.
“tutto interessante, ma non capisco la tua ostinazione nel dire perché è così importante fare la perizia”
Capisco di averla presa piuttosto larga, ma, se sei arrivato fin qui con la lettura, oltre che a ringraziarti, non ti resta che perseverare e continuare.
Voglio rispondere alla domanda dandoti
3 MOTIVI PER CUI E’ IMPORTANTE FARE LA PERIZIA e produrla in giudizio.
Piccola precisazione preliminare: quando parlo di giudizio intendo la causa civile.
Mi piacerebbe includere tutti i procedimenti “stragiudiziali” previsti dalla legge, tra cui la mediazione “obbligatoria”. Nel corso degli anni, purtroppo, ho potuto constatare che molto spesso questi strumenti sono tutto tranne che strumenti deflattivi del contenzioso. Almeno per quanto riguarda i contratti bancari.
Il valore probatorio in questa fase precontenziosa è molto scarso, almeno per quanto possa attingere dalla mia esperienza.
Per esser chiari, quando parlo di giudizio mi riferisco a:
- opposizioni (a precetto; pignoramento; decreto ingiuntivo);
- citazioni;
- ricorsi.
Ciò premesso, posso procedere ad elencarti i “3 motivi”.
Ecco il primo.
1) LA PERIZIA E’ UNA PROVA
Chi lo dice?
Beh, innanzitutto, il Codice Civile.
Se sei un giurista ti annoierò senz’altro. Non sono certo io ad insegnarti che l’art. 2697 CC ti impone di provare i fatti posti a fondamento del diritto che vuoi far valere.
Piuttosto, dovrei essere io ad ascoltarti.
Ad ogni modo, dalla mia esperienza ho potuto apprendere che l’unico modo per documentare l’argomento principale di questo e di precedenti post è quello di dare piena dimostrazione matematica di ciò che dici.
Come?
Beh, arrivato a questo punto della lettura credo lo sappiano anche i muri ormai…
Produci una consulenza tecnica di parte.
Può essere molto apprezzata.
“non vorrei essere l’avvocato del diavolo… ma sbaglio o la Corte di Cassazione ha più volte ribadito che la CTP è priva di autonomo valore probatorio?”
Esatto. L’orientamento principale della Corte è proprio questo (ad esempio, Cass. Civ. 27297/2020). La perizia di parte non ha un valore probatorio autonomo.
E’ quindi un controsenso a quello che ti ho descritto fin qui?
Per quanto mi riguarda, NO.
La stessa Corte di Cassazione ha anche affermato che la CTP “costituisce una semplice allegazione difensiva di carattere tecnico”.
In un contenzioso avente ad oggetto un contratto di mutuo, solitamente la perizia si fonda su documenti che vengono prodotti nel fascicolo di causa, in modo da convertire in numeri le contestazioni “giuridiche”.
Una ragione in più per essere allegata.
Il secondo motivo è intimamente connesso al primo.
2) LA MATEMATICA E’ UNA SCIENZA ESATTA
Se hai avuto modo di leggere la “Parte 1” e ”Parte 2” dei precedenti articoli incentrati sull’ammortamento alla francese, non puoi non aver notato quanto siano importanti le formule matematiche.
Lascia che te lo dica.
L’80% dell’analisi di un finanziamento è pura matematica.
Inutile girarci intorno.
Ogni regime finanziario, che sia capitalizzazione semplice o composta, segue delle proprie leggi.
Ognuna diversa dall’altra, come ti ho già spiegato.
Non puoi evitare il concetto per cui un risultato matematico dev’essere necessariamente dimostrato.
“ma se non riesco a sviluppare i calcoli e le formule, come faccio a dimostrare?”
Per semplificare i processi cercando di mitigare l’impatto della matematica sulle tue analisi (per te o per il tuo cliente), ho redatto una guida e-book specifica che ti spiega passo passo il procedimento.
La matematica è una scienza esatta, e come tale dev’essere dimostrata.
Non si può fare altrimenti.
Non devi far altro che spiegare e dimostrare matematicamente ogni passaggio che ti porta a contestare:
- la sovrastima della rata costante;
- la sovrastima del monte interessi;
- la divergenza tra tasso d’interesse praticato e tasso d’interesse concordato.
Sai perché credo nell’importanza di una perizia?
Per scoprirlo, leggi il terzo e ultimo motivo.
3) LA PERIZIA IMPREZIOSISCE L’ATTO A CUI VIENE ALLEGATA
Ritengo fondamentale supportare tecnicamente l’atto giuridico con un’allegazione difensiva di carattere tecnico.
Lo avrai capito.
Tuttavia, so a cosa stai pensando.
Se sei arrivato fin qui nella lettura avrai sicuramente letto l’estratto del rigetto che ti ho messo in evidenza all’inizio di questo post.
Si trattava di una opposizione all’esecuzione e, certamente, la perizia tecnica era allegata.
Il giudice, tuttavia, pare che non ne abbia preso in considerazione neppure una parte.
Ha scelto di fare “da sé”.
Un caso del genere non è l’unico e non sarà certo l’ultimo.
Però rifletti su questo.
Cosa sarebbe successo se neppure la perizia fosse stata allegata?
Il risultato sarebbe stato molto probabilmente – anzi, certamente – lo stesso.
E’ vero.
Però credo fermamente di aver fatto l’interesse per il cliente e ridotto le probabilità di insuccesso (purtroppo verificatosi ugualmente).
Non è sempre così, come puoi leggere in questo caso di successo recente.
Gli scenari possibili sono molto variegati e, spesso, inaspettati (sia in senso buono che cattivo).
Per questo lavoro costantemente e quotidianamente tollerando consapevolmente un rischio “30/70”, che mi piace attribuire:
- Per il 30%, al valore che apporto al cliente;
- Per il 70%, alla sensibilità e competenza, prima, del magistrato e, poi, del CTU.
L’ammissione di una CTU con tanto di formulazione di un buon quesito è senz’altro una mezza vittoria.
Su questo non ci sono dubbi.
Ma che succede se il CTU non ha gli strumenti per interpretare il quesito?
Non è difficile immaginare il risultato: a meno che il Consulente non sia tanto umile da recepire le tue critiche probabilmente se la caverà con qualche semplice moltiplicazione, come ad esempio “quota interesse” per “debito residuo”.
In un precedente post ti ho fatto notare che tale operazione ha valore solo se tu operi in regime di “capitalizzazione composta”. Non in semplice. Confondere i due regimi è un fatto grave che certamente non mette in luce la verità innanzi al Giudice.
Se così è, salvo eventuali integrazioni di perizia, perdi il giudizio al 95%, vanificando completamente il tuo lavoro (o comunque quello dei tuoi professionisti).
CONCLUSIONI
Se sei giunto fino a questo punto, non posso che essertene grato.
Hai avuto interesse per le mie credenze sul perché è (quasi sempre) importante fare la perizia quando il caso trattato è un rapporto di finanziamento.
Personalmente, ne sono molto affascinato. Perché in esso si fondono e si intrecciano due materie per cui nutro passione da oltre 10 anni: matematica e diritto.
Sulla base della mia esperienza, posso consigliarti di supportare (o far supportare) gli atti giuridici con una perizia tecnica specifica. Indipendentemente dal rischio che le tue eccezioni possono essere rigettate.
Ti ho suggerito 3 motivi perché dovresti farlo, e te li riassumo in modo che tu gli abbia sempre in mente:
- LA PERIZIA E’ UNA PROVA;
- LA MATEMATICA E’ UNA SCIENZA ESATTA;
- LA PERIZIA IMPREZIOSISCE L’ATTO A CUI VIENE ALLEGATA.
Dai piena prova di ciò che contesti e puoi esser certo che, quanto meno dal punto di vista professionale, hai fatto il massimo in tuo potere.
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In questo articolo ho cercato di spiegarti il mio percorso ed il mio ragionamento.
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Nel caso tu abbia differenti opinioni, fammelo sapere.
A questo punto, non mi resta che ringraziarti della tua attenzione.
Alla prossima!
p.s.
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